Non sono mai stata una ragazza popolare. le trecce, gli occhiali rosa, il cerotto fino tarda età, i vestiti profumo di lavanda e ricamati a mano. poi sono spuntati i capezzoli, la fuga da casa, l’amore per la letteratura crudele, le borchie ed il nero. non sono mai stata una donna simpatica. taluni mi pensano presuntuosa. scomoda. incomprensibile. ogni volta che inciampo ricordo il dente scheggiato sotto il motorino che mi correva intorno e le risate. quando scatto una fotografia ricordo la scarpa lanciata dall’ultima fila della platea e lo scroscio d’applausi per la classe che avevo giudato verso la realizzazione dello spettacolo vincente. la stessa classe che iniziò a rendermi popolare. ma non simpatica.