papà cammina lento. scarpe da tennis. un giaccone dismesso da me. il maglione viola. la piazza non la vedeva da almeno un anno. non arrivava fin quaggiù. lui fa il giro dietro la chiesa, e va agli alpini. ma oggi, è perchè mi accompagna al bus. per Bergamo. non prendere Trescore. papà parla di briscola, ramino, scala e del tempo delle bocce. il posto dove c’era la bisca è saltato. nessuno gioca più a poker. nessuno gioca più a soldi. ma lui a 20 anni era bravo. li sapeva capire quelli che imbrogliavano. in mano hai le coppie, il tris oppure il full. in stazione si andava a mangiare il panino per non mangiare la cena della Pierri e mentire e dire di essere senza appetito – semplicemente. c’era il biliardo. adesso nessuno ha più il biliardo. ma papà a 20 anni – e ride – gli dava filo da torcere agli altri giocatori. adesso agli alpini c’è una donna, che resiste – da più di 6 anni – però sembra di stare in un carcere. ha dovuto mettere le sbarre. le rubano tutto. anche le lamiere e se non rubano picchiano. il primo bus l’ho perso apposta. adesso, questo è il secondo. non lo perdo. però lo vedo restare lì – senza il coraggio di dirmi, vieni agli alpini con me? salgo. un pò piango. un pò sono felice. qualsiasi cosa dica il papà a me sembra sempre tutto bellissimo. e mi viene voglia solo di questo. di perdere apposta dei bus ogni tanto.