Ti sei rotolata sul mio petto, a terra. Mi hai raccolto a ginocchia piegate sul grembo. Hai detto parole sottovoce, segrete e bagnate di rosa nell’angolo del giardino. Mi hai guardato per un tempo indeterminato. Hai saputo toccarmi quando l’aria era di troppo. Mi hai dato i baci di una madre, di un’amica, di un maestro. Hai chiamato lacrime di gioia, dolore e rivalsa. Tu. Mi sei entrata fino a perdere la ragione del senso. Lucido contro lucido – il ricordo di noi accanto con i medesimi mostri. É così. Ed è ingombrante come compromissione. Disumana e senza strumenti evidentemente di gestione.