É piccolo. Siamo in pochi. C’è tempo. Qualche famiglia, sicuramente. Lo sconosciuto. E poi arrivano. Ad intervalli irregolari. E guardano. Prestano gli occhi all’opera. Ed il teatro geme. Briciole, la valle delle lacrime, chiacchiere che diventeranno sonate. È così. In un teatro dietro, all’angolo; è meraviglioso. Non deve essere perfetto. Siamo contenti. Vino rosso, pasticcini al cocco fatti con la mamma, la stanza dello sfogo e la danza classica. Barbablu. Anche, accade un pensiero proibito. Giovane quanto il fanciullo degli altri. 21 rintocchi al polso. Mi gira la testa – piano non fa male – ed allora mi domando come prendere queste esili felicità. Le loro guance rosse, le braccia nervose, la voce spezzata, lucide fino ai polmoni vicine di banco dai tempi della scuola. Mi sembra una canzone – la serenata degli adolescenti – così. Resto così anche nel letto. La notte è tiepida e questa notte non ho paura.