è soave la tua piccola sbornia nel mezzo del pomeriggio. ti butti a terra per meglio sentire la musica venire dalle casse come potesse provenire dal labbro celeste. inquieta; balli sui salti nella piccola stanza e ti gira la testa. mi cadi fra le gambe e riposi. fai le smorfie di nascosto e ridi. istericamente. poi davvero. e poi con la tristezza sull’alone di vino, sigaretta e stomaco intorno la bocca. sei cosi fresca da assomigliare al mattino. ti guardo e scopro come stare a fare niente. e lo spazio ci distrae abilmente ma la nostra è una corrida a soffietto e di volta in volta sollevo il telo porpora per sfiorarti appena dove brilli e ti prepari alla battaglia.