Per la prima volta mi troverò costretta a ricordare. La macchina fotografica è rimasta a Bergamo, con il boato e le rose. Allora scopro di essere anche io, un poco assuefatta. Dal segno. Dal segnato. Di non aver spazio per dimenticare. Sento quel principio d’ansia. E poi una voce. Due. Fino sette voci. E quattordici gessetti. Il grande mondo entra con una faccia sporca di rosso polvere. Eccoci. C’è tutto. Per un racconto che duri altre mille notti. Meravigliose e buie.