È così. Noi siamo una marmaglia gloriosa di corpi finiti. Conosco uomini e donne capaci dei più grandi gesti d’amore. Gratuiti, incoscienti ed infiniti. Connessi a qualche altra ragione universale ed antica. E sono gli stessi uomimi, e le stesse donne capaci di piccolezze. Di farsi ridicoli dietro una pianta grassa. Di puntare il dito indossando soprabiti neri ed occhiali da sole. Di far scorrere la bocca perché la gola non ha digerito un boccone. Ma in fondo … fratelli e sorelle mie (e ci sono alla grande anch’io coinvolta nella lista bipolare di Caino ed Abele) … come dice un mio amico “si tratta di farsi la buccia”. E “ci vuole più leggerezza”. Allora non verrò giudicata per gli errori. Ma sarò compresa tutta. E si potrà contenere l’ossimoro senza perdere la direzione. E potrò indossare falli di plastica, parlare di epistemologia, guidare un gruppo, scrivere per l’Opera ed essere piena di iperbole. Senza perdere il riconoscimento alla marmaglia gloriosa di corpo finito che ben rappresento.