credo potrei chiamarVi disperati. io potrei essere in cima alla riga. in fila verso una razione di meno. siete la mia famiglia meleodorante. piena di croste ed occhiaie. un Re. passa a cavallo, gli sporgono le piume fino agli zoccoli. che bell’uccello sul levriero. mi guarda. mi accarezza la nuca spostata verso il nero del sole perchè accecante. vorrebbe caricarmi. coricarmi. eppure peso più della pietra che nutre le montagne. non riesce a sollevarmi. mi guarda negli occhi e mi chiede “non vuoi?”. io scuoto gli occhi. e continuo a camminare avanti. mentre il Re tenta di prendermi. finchè cala la notte. ed il Re ed il suo galoppo sono esausti così annegano nella palude. noi gli marciamo sopra. io, tragicamente, rido. allora si ride tutti. ci si ferma. ognuno passa un chicco di grano. e dalla bocca dell’ultimo fiorisce l’intero granaio.