Presto sarò nel tuo ventre. l’aria bassa. l’acqua. il profumo torvo. domani ti parlerò piano. guarderò gli enormi uccelli mangiare topi e beccare a riva. i pittori sui ponti bagnarsi con le ginocchia chine ed il pennello a punta. le paste morbide con la crema. le chiese e le processioni di mantelli in certe calle. la folla, le macchine fotografiche, i souvenir, le scale e poi di nuovo il vuoto, il silenzio, l’ombra, il buio, le isole inaspettate ed il tempo continuo senza sosta. amata mia, dolce, cara e perduta Venezia eccomi. sono andata via piena di sardine e fiori di plastica, torno con un santino nella tasca ed una corona di campanellini.