Qualche parola all’infanzia. Oggi mi reco a Chiuduno per fotografare il matrimonio di Aurora Finazzi e sale tutto sul gozzo il ricordo fradicio di lacrime. Siamo state il musical del paese. Lei la più bella, la più corteggiata ed ambita. Abitava dietro casa mia, in prossimità del cimitero. Io – la più sfigata della scuola con gli occhiali rosa, le trecce lunghe ed i maglioncini ricamati (quando ancora non ne puoi apprezzare la tessitura). Ed eravamo inseparabili. La mia migliore amica. Lei mi ricordava continuamente che andavo bene così. Esattamente diversa dagli altri. A lei devo la possibilità. A lei devo il peso della differenza – ma un peso fatto di piume, giochi in cortile e confidenze. Poi gli anni trascorrono e dal musical si passa alla favola o forse all’archetipo. Ed oggi è diverso. Non mi nascondo più durante l’intervallo – ma anzi scaravento una sedia al centro della stanza e vi ci salgo per guardare qualcosa accadere lontano. Siamo sempre la conseguenza. Ed io devo parte della mia bellezza ad Aurora.