l’arrivo dell’ambulanza. non accadeva dagli anni in Umbria. la pressione troppo bassa. i battiti accellerati. una tragedia mancata grazie ai riflessi pronti di Adele. mi scrivono bronchite acuta. fanno l’elenco dei farmaci. consigliano esami e controlli. non si tratta solo di questo, farfugliano. il mio corpo trema. ricorda l’inverno trascorso ai raggi x. le mancate risposte. la medicina ignara eppure sempre spavalda. siamo cellule anonime più o meno classificabili dentro un vetrino. ho smesso di aver paura. un giorno desideravo il nome a tutto questo. penso alle intime agonie di Luca. anche quelle senza identità. mi appello alla psicosomatica. rido. era bello giocare con gli spiriti e credere negli aliti che corrono fuori dalla bocca. li vedo, li vedo… è il male che se ne va. siamo dolcemente condannati a cercare chi siamo. illuderci. costruire fede e religione intorno al vuoto. alla distanza tra noi e Dio. adesso, in questa domenica appena chiara, riposo sommersa dalle coperte e grido a labbra chiuse come la bambina che fui. sono stanca. voglio il tempo per collezionare farfalle e seminare violette.
Samanta Cinquini
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