Mi venne a parlare mentre gli altri fumavano nel cortile. io non fumavo. lei non prendeva il sole. così restammo all’ombra. era bella, con quel suo cadavere ben vestito ed i capelli visone lungo le spalle ossute – appena scoperte. “il gruppo pensa che tu voglia attirare l’attenzione, dici tutte quelle cose sboccate e segrete”. il ricordo di me bambina terrorizzata all’alba di Settembre si mosse con prepotenza intorno al pube. “io sono questo. sono così. mi viene naturale dire le cose sboccate e segrete. perchè per me non sono tali. le dico ad alta voce e le dico a bassa voce. sono stata pecora. e poi sono stata lupo. ed ancora pastore. in fine mi hanno insegnato a non essere niente”. “capisco. ma non è facile da capire”. “non deve essere facile.”. “si, ma allora non rimanerci male”. “si, ma in alcuni giorni torno pecora, torno lupo, torno pastore e mi viene fame e sete”.
da quell’istante sei la mia vergine, santino nel diario con le pieghe verso i bordi.
ho due donne d’ammirare e guardare quando ho paura adesso. e mi fa sentire meno sola. anche nel frastuono del disagio.