Mi lascio trascorrere come un calendario di qualche anno fa restato appeso alla parete accanto al cantante rock dei primi spinelli misti a gomme da masticare. non guardo più le lancette dell’orologio e mi addormento all’ultimo spiraglio di buio. mi sento il proprietario di un deposito di granate mai esplose e contemporaneamente pago l’affitto di un fioraio ostinato. la mia è una vita disordinata e senza meta il più delle volte così posso permettermi di restare immobile di fronte alle rondini – arrivate in ritardo anche loro quest’anno – e tendere l’orecchio allo scoppio.
Samanta Cinquini
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