Potremmo ad una certa ora di domani fermarci tutti, immobili, per almeno dieci minuti. sì, una minuscola eternità. e lasciare muovere esclusivamente le fronde degli alberi, gli animali, il vento, il polline, l’acqua e credere fermamente si tratti dell’apocalisse e di una fine voluta e cantata da noi – popolo umano – mangiatore di mele ma salvatore di serpenti – e ricominciare leggeri come argilla cotta nel deserto.