talvolta bisogna sapere ridere. quel ridere però, che viene dalla nausea prima. quel ridere acre. quel neon sull’epiglottide. ricordo – ancora – di averla incontrata la prima volta nella Venezia della virtù, nella Venezia della disciplina e della formazione a tutti i costi per dolore e Lei ricordo come Bacco mi apparve già sbucciata, tagliata, e piena di succo così bella la sua stagione così fresca così vera così necessaria così tremendamente semplice e Lei mi rimise i denti da latte sotto al cuscino e li tolse dall’indifferenziata e Lei divenne me in un’istante me ed esattamente in quel momento io ricordai come si rideva. si rideva della vita. si rideva anche del cambiamento. del movimento. della nostalgia. del buco. del salto con la storta. delle mie zoppe ginocchia. grazie Silvia Gribaudi.
Samanta Cinquini
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