Sì tratta di tornare a quel gesto bianco del pettegolezzo nostrano. Fantastico. Credo in una nuova rinnovata tradizione orale data dall’urgenza di riconoscersi nell’assenza di senso. Nel gratuito senza soldo imprevisto guizzo che accade. Qui ed ora. Quando alle 4 del mattino si apre per caso, per noia, per insonnia o disperazione l’anta più vicina ed ecco si vede nella notte un’immagine prossima al sogno eppure di carne concreta fatta sul marciapiede di sotto. Domani lo racconterò al mio vicino e forse parró semplicemente con le occhiaie l’ennesimo contrattempo del miraggio. O forse lo avrà visto anche lui – ed allora sarà festa. Senza onomastico, etichetta o ricorrenza. Potremo giocare. Durerà poco. Ma quanto basta. E mi verrà voglia di guardare. Ancora. Con l’avvento sulle palpebre.
Samanta Cinquini
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