mi ritrovo a pensare all’ubbidienza. guardo il mignolo non steccato all’età di nove anni. storto. con la nocca che si curva. una piccola gobba sulle dita. e penso quando vestivo da chiarichetto e suonavo la campana alle 18:45. per lui ero (e vorrei essere) un guerriero. per lei ero (e vorrei essere) una santa. per me sono stata dell’altro il finale. e cosi scrivere qualcosa dalla parola d’inizio m’appare inconsistente. vedo fumo dove gli altri vedono zaffiri. forse è arrivata l’ora di mettermi la merenda nello zaino e partire. da sola.
Samanta Cinquini
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