Voglio costruire case sugli alberi. Senza che mi scopi. Voglio stare sulla punta più alta che riesco, con te. Senza che mi scopi. Voglio giocare fino tarda notte con le canne di bambù. Senza che mi scopi. Voglio scivolare nel fango e buttarti giù. Senza che mi scopi. Voglio mettere nelle buche delle lettere le nostre poesie. Senza che mi scopi. Voglio che ci guardiamo nudi all’ora del sonno. Senza che mi scopi. Voglio giocare e correre a perdere il fiato. Senza che mi scopi. Voglio leggere tutto per intero un romanzo russo. Senza che mi scopi. E la Nouvelle Justine. Senza che mi scopi. Voglio camminare sui talloni screpolati e vedere oltre la siepe. Senza che mi scopi. Voglio fare mille ed uno di questi elenchi. Senza che mi scopi. Senza accompagnarti dal terapista. Senza sentirmi infantile. Senza genere. Senza avere un sesso di ritorno. Senza finire per inventarmi una malattia, una gravidanza, oppure l’esorcista. Senza ridurmi ad essere crudele. Pur di salvaguardare tutto questo. Questa cruna dell’ago. Voglio stare cosi – meno comprensibile alle buone maniere e più vicino ad Artaud.
Samanta Cinquini
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