per rileggermi. un giorno quando ero piccola sognavo di fare la scrittrice. scrivere un libro così lungo non finisse mai. ma il tempo mi faceva paura. ed ogni volta mi mettevo a scrivere la seconda pagina, mi sembrava seccasse la parola e con sé l’inchiostro finisse. ho smesso di sognare. ho iniziato a scrivere biglietti. corti. passati sotto al banco. lasciati sopra i tram. e mangiati prima che la mamma, la maestra, l’ultimo banco lo scoprissero. ho finito le poesie, a detta di mia madre. ho iniziato a pensare alle cose brutte. a fare le cose brutte. poi quando ho perso una parte di me ho ricominciato a sognare un libro così lungo che non finisca mai. ma ancora la parola e l’inchiostro mi lasciano sola e stupita. forse però Pietra rivedrà quella fanciulla dopo il coro recitare al paese piccoli frammenti e si sentirà meglio. ci sentiremo meglio tutti se tornerò ad essere squisitamente stonata.
Samanta Cinquini
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