mi è inevitabile sospendere ogni tremore ed azzardare lo sguardo dove anche i miei occhi dovrebbero restare chiusi e scoprirti in estrema tensione vittima di un urlo muto con la faccia tirata fino divenire un’unica smorfia di piacere. sembri un campo arato guardato dall’alto. qualcuno potrebbe domandarsi se il tuo è il grido d’un soccorso oppure quello della vittoria. afferro l’ultimo brandello di corvo rimasto in disparte e lo succhio affinché ogni penna possa chiudermi la gola e tu riesca a gemere della mia voce e finalmente morire. ancora. ed ancora. ancora. ed ancora. poi suoneranno le campane, ed inizierà la prossima messa.