noi donne. lasciamo la canzone, la letteratura, la poesia, le deposizioni in tribunale, i tarocchi, la madre, il silenzio, persino il carnefice ci venga a dire che noi donne possiamo essere libere; perchè la libertà non è più il voto, l’eguaglianza, la partecipazione, la gerarchia. quella; certo a tratti con il sangue; ma l’abbiamo ottenuta. perchè accade fuori da noi. la libertà che costa la vita (ancora oggi) non si trova fuori da noi. ma dentro. noi donne. siamo come la croce vuota che non conta i vinti, oppure i vincitori – parla con l’alto e chiede perdono. in attesa qualche mano ci ponga altrove. per ricominciare a credere, fallire; e tornare ad aver fede. a noi si fa appello. a noi si fa testamento. a noi si fa pentimento. a noi si fa giuramento. a noi quella costola è andata di traverso. a noi il peccato della mela non è stato chiesto. a noi – pulite nella guerriglia. non è femminismo care. è un inno, un inno a noi donne. perchè intimamente, profondamente, ed in forma quanto più identitaria si possa guardare il sacro peso, il profano dono del femminile.
Samanta Cinquini
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