I maestri non devono morire

Verso la rotta. Terre straniere di incauto narrare. Fraintese dagli stessi cantastorie. I maestri non devono morire. Troppo facile farli tacere. È la torre di Babele con il levatoio sulla polvere gialla. È mille ed una notte. Il cielo non crolla ed io sento ancora il rumore del vento. Si parte.

La maschera del piacere

ricordo ancora la prima volta che abbiamo fatto l’amore. mi sono innamorata della tua faccia mostruosa. quando prima del gemito hai sollevato tutto all’insù. la bocca, il naso, gli occhi e la fronte. sembrava venirti via la faccia. mi si è fermata così, per sempre; in quell’ascesa disumana.

Saró la centrale elettrica dei tuoi quartieri

Vorrei tenerti fra le braccia finché racconti ogni parola. Greve, buffa e segreta. Sentire la curva della schiena scendere verso il mio grembo. Spostarti una ciocca di capelli e soffiare via ogni piccolo dolore. Esserci quando esausta ti volti come persa ed improvvisamente ti ritrovi nei miei occhi accesi alle tre di notte per far luce (abbastanza luce) ad entrambe.

Circadianamente

“A” oggi : “la musica della notte deve andare piano. E la musica del mattino deve andare veloce”. La semplicità e la genialità. Improvvisamente mi ricordo ogni cosa. E torno vicino al mio decimo anno di vita – di vitalità.