La musa caotica, in partenza e sempre un poco disfatta

Mi manchi. Con i biscotti salati nello zaino. Quel camminare confuso a ritmo di mp3. Le mani ossute e sempre dedicate al gesticolare. La faccia rosea e subito a pois rossi. I ritardi. Il non saper guardar negli occhi. La musa caotica, in partenza e sempre un poco disfatta. Con i pantaloni larghi. Gli anelli di legno. Amichetta dei pomeriggi dopo scuola. Mi ricordi il paese, i compiti sul diario, la passeggiata di nascosto ed il primo bosco. Quando la memoria è tattile. E ci sprofondi come sul cuscino a castello la sera tarda.

Non penserò alle conseguenze

Ho trovato, vuoi ridere … ho trovato le nostre beatitudini. Sbiadite e tinte dal terriccio. Qualcun’altro ha scritto dei segreti. Oh così mi é parso di tenerti ancora stretta sotto al canestro timida e schiva vicino la cuffietta all’orecchio freddo e pulsante. Quale leggerezza d’un incontro casuale … tesoro mio carissimo mi sono permessa di aggiungere tali desideri. La ricca carta ora giace nascosta e chissà cosa le accadrà. Sorrido. Quasi galvanizzata dal lieve dolce caso. Mi é passato tutto. Non ho più sbucciature nemmeno arrossamenti. Mi sdraio a pancia in su ed aspetto il sole. Domani avrò l’aria fra i capelli di una fanciulla e non penserò alle conseguenze.

“E’ il mio cuore Il paese più straziato”

e piango. mostruosamente tutte le assenze. perchè in una vita ci sono almeno altre due, o tre esistenze che non ti spieghi. ed invadono. prepotenti. con il loro emergere così all’improvviso. e mostrarsi interrotte. altrove. le vorresti lì – al tuo fianco – per ridere oppure anche per il tormento. invece no. loro se ne stanno in una terra sconfinata. in esilio. da Voi. ed apparentemente (solo apparentemente) non esistono piu.

Nel ritardo di un treno

Quasi una lacrima. La firma. L’ultimo esame di laurea. Ho già il sentimento per un nuovo viaggio. Ma adesso no. Mi costringo a stare così. Fra la tesi e la stasi. Per elaborare. Accumulare. Gli ossimori umani. Il ritardo dei treni. L’ansia che accomuna i rivali. I workshop a cui affidi il bivio. I docenti maturi, immaturi; quelli duri e spessi ma fondamentali per uscire dalla caverna di Platone. Ogni strada ha i suoi miraggi. Ogni percorso ha le sue salite. Ogni orizzonte ha i propri tombini rialzati. E sono grata. Alla ragazza dei muri. Alla ragazza delle pastiglie. Al ragazzo del mare. Ai ragazzi con lo zaino pieno. Ai tre maschi complicati. Sono grata persino alla signora crudele perché vedo le stagioni solitarie sui libri più grandi del tavolo e sorrido. Le sorrido. Sorrido ad ogni inciampare che mi ha reso meno cieca. Meno parlata. Meno certa. Quasi una lacrima. La firma. L’ultimo esame di laurea.

Narciso e il cacciatore

Un pezzo di luna rimase a Narciso sul gozzo. E mentre asciugava il lago, veniva l’alba. Restò indigesto ed esposto al fuoco. Gli parve sollievo abbandonare l’altura e gettarsi nel bosco. Cadde planare e non fece rumore. Senonché il cacciatore lo vide e per tale bellezza il cuore si bloccó. Funesta favola del torbido inganno.