Il bisogno e l’indipendenza

Un amore puro. Di capanna e paglia. Così volgare da essere onesto. Vorrei l’amore innominato. Che prende ogni nome. Ed ogni squarcio. E vorrei non averne così maledettamente bisogno. Questo sconveniente stare in attesa del grande amore ideale, idealizzato, Dio. Vorrei pensare che sono IO, Amore. Io Amore. Tirare una corda “Da qui non si passa”. Da qui resto sola. Meravigliosamente sola ed in pace.

Una farfalla di biblioteca

Adesso per un po’ me ne starò in mezzo alla carta. Scritta da mani e fegati antichi. Millenari. Ancestrali. Mondiali. E locali. Me ne starò nella carta che parla la mia lingua e lingue che ancora non conosco. Adesso per un po’ voglio mi cadano addosso librerie, biblioteche, archivi, templi, studi e studioli privati per non dire anime irreprensibili e dannate bagnate fino al lembo di inchiostro nero bollente. Adesso per un po’ voglio dimenticare la sentenza del tempo e lasciarmi dimagrire dalle coperte, dai segnalibri, dalle pieghe, dalle note a piè di pagina e da quei minuscoli insetti della polvere. Adesso è così.

Si puó impugnare l’essenza?

Ho bisogno di comprendere se siamo veri. Se la lingua che usi, non la usi per la moltitudine. Ho bisogno di essere un corpo celeste. Di vimini ed arterie. Ho bisogno di attendere l’alba con la faccia a pochi millimetri. Cerco liturgie contemporanee capaci di tacere l’eco dei miei “no”.

Il buon senso e l’amore non abitano insieme

Mi hanno detto tutti di non pensarti. Mi hanno detto tutti di non ricordarti. Io ti penso sempre. Io ti ricordo sempre. E vorrei essere ingombrata. Vorrei sentire la necessità di lavarti pezzo dopo pezzo. Ma non basti mai. Non mi basta mai ritrovarti ovunque. Desiderare tu sia ovunque. Dappertutto. Il dolore e la gioia stanno insieme. Da qualche parte, nei pressi del nostro primo incontro.