Hanno asciugato il mare stanotte

Hanno asciugato il mare stanotte. Non potrò più vederlo. Hanno rubato la luna. Dicono. Resterò sprofondata nel nero arso fra gli ombrelloni sbiaditi. Proprio adesso che volevo imparare a nuotare. Proprio adesso che avevo trovato come volare. Sarà. Lasciami frastornata ancora un po’ con l’illusione della salsedine. Ti ho creduta lucciola beffarda peccato non aver dato retta all’intermittenza. Così. Mi si spezza un poco il naso.

Nel guardarti andare via

ho creduto quando le dita hanno separato la frangia. al tubicino di beatitudini lasciate al luna park. ho pensato di iniziare la conta e riprendere a fabbricare farfalle. se non che asciugo il troppo sole dalle guance e ti guardo andare via; correre oltre lo steccato. sono qui a far da palo perchè tu possa sempre tornare. no, non è bontà. mi costa meno di soffrire. sono io quella egoista. tesoro mio – non dimenticare però – le poche forsennate ebbre parole di carne dette a fior di fiato la prima volta.

Nella bocca della trota, l’uncino di Dio

“arriveranno in molte. talune portano i capelli fino agli zoccoli. altre dicono, sappiano parlare con i morti. ancora cantano al cambio della luna con il sole. sono profeti. discendenti dalla cena. abili pescatrici. ed hanno trovato nella bocca della trota l’uncino di Dio. ci hanno letto cosa accadrà. arriveranno signori, e bisognerà preparare il mare” (commento ad una foto del pesce d’oro)

Il fiore grida

Il fiore lacera la corolla. La foglia si muove di scatto, cerca sollievo. Gli amanti soddisfatti ed ignari spingono un po’ ancora la zolla. Il fiore è leso. Tre petali monchi spirano sulla fronte di Lei. Lui bacia umido i resti. Il fiore grida. È inutile. Loro sono lontani. Il fiore resta così – con dei pezzi di meno – in mezzo al grande giardino.