Apparentemente sola

E la notte ha le dita piccole s’infila dove persino l’aria fatica – così ti parlo ad occhi chiusi sul nero diffuso dei grandi ritorni a casa e spero di vedere un lampione, un uscio, qualcuno venirmi incontro. Perché ho una, due, fino dieci ombre alle spalle – intorno. Farà giorno. Conto l’asfalto più chiaro, l’erba più lucida, il cielo più mosso; conto la fatica sulle palpebre e sogno i contorni delle cose. Che siano presto più nitidi. Resto all’angolo del letto con la maglietta e le gambe nude penzoloni. Apparentemente sola.

Non certo per costruire nuovi grattacieli.

Verso le 18 a Palazzo accadrà. E comunque vada, sarà per davvero. Non ho paura di fare cose inutili. Senza senso. Piuttosto desidero assicurarmi il dubbio. La poesia possa raccogliere le folle. Non certo per costruire nuovi grattacieli. Bensì per ritrovare la fede.

Un bicchiere di lago

il lago è profondo. appoggi il piede e tocchi il muso di Loch Ness. non ho paura del lago stanotte. il lago, pare avere paura di me. forse ho la pelle fredda, e gli ricordo la distanza dal celeste; o forse il lago già mi conosce e mi conta sul fondale quando resta solo distante dai binocoli dei passatori. è cosi. mi porto un bicchiere di lago; vicino al letto e mi addormento con il dito sommerso.

Ci perdo il petto dove camminate

vi ho guardato piangere sulla spalla di una donna mai vista prima. vi ho scoperto mentre si aprivano le bocche con stupore in quella risata del campo e dei piedi nudi. vi ho ascoltato nei segreti come nelle urla contro il cotone. ed ancora non so niente di voi. ma ci perdo il petto dove camminate. e vi prometto fedeltà. affinché il banchetto si compia e si scrivano nuovi inni.