Il Re Bambino

La casa sull’albero. Dopo una notte a riva. Mi avrai portato in spalle. Mentre ancora parlavo qualcosa. Troveremo la formula chimica per rifare la palla del mondo. La parte dura della palla del mondo. Noi come dei ragazzini. Ci prenderà il gusto dei pastelli a cera. Ci toccheremo appena secondo i termini degli uomini. Ed invece saremo la promessa bianca dei bambini. Rideremo. Tanto. Tantissimo. Verremo scambiati per idioti. Eppure … la casa sull’albero diventerà un paese, poi una città, poi un continente, poi …

La spiegazione dei miei giocattoli ricordati

Vorrei l’elicottero giallo plastica, di gioco, di giocattolo; con cui sorvolavo l’universo sopra il tappeto della nonna Angelina. Mentre Vittorio raccontava la storia dell’arte dentro la televisione ancora quadrata ancora tridimensionale. E la Mamma curava, lavava, stirava, imboccava l’attesa di Ade. Vorrei con quella carne, quelle trecce, quel cerotto, quelle gonne improbabili – vorrei venirti in braccio e non dare spiegazioni a nessuno del perché sorvolo così l’universo. In braccio. Con il ricordo dell’elicottero giallo plastica.

Ai confini del buio

L’ultima panchina ha l’odore dei poeti. E’ l’ora dei fantasmi che trascorrono la notte provando a toccarsi. Nessuna città, resta al sicuro dal buio. Diventa grande, grandissima. Ed inesorabile. Prendi la mia mano. Portami a guardare dall’alto. La chimera.

Una guida innamorata

Che una guida debba essere asceta, fa parte di quelle grida necessarie ai popoli perché si convertano di norma al presupposto del sacrificio. Ed invece voglio coltivare una guida innamorata. Appassionata. E sregolata. Non maledetta. Sia mai. Tutt’altro. Beata dalla fragilità del bene. Non vi fu alcun Samael se non per contrapposizione e dottrina. Allora parto dal dichiarare che sono mortale. Mortale. Ho una fine pressoché parziale ma pur sempre una fine.