La catastrofe riposa nelle margherite

dove ti sei rotto, tesoro mio? la terra trema. ed in alcuni punti, facciamo le buche per chi ancora respira. a volte dimentichiamo quanto azzurro c’è sopra il naso. dove ti sei rotto, tesoro mio? la catastrofe riposa nelle margherite e così il gioco dei fanciulli. è nero, è bianco, è grigio. chiudi gli occhi forte fortissimo e lasciati accecare dalla prima immagine che compare. dove ti sei rotto, tesoro mio?

Senza guardare troppo avanti

Agitata. Perché la teoria ha un peso. Detta male. Recitata bene. Allora più che altro preparo il silenzio. E poi un segno. Dopo anni un cenno. Ed io ritorno piccola. Piccina. Minuscola. Ritorno il formichiere. Ed improvvisamente la carta cede. Rivedo le sedie più grandi di me. E sto bene. Per il secondo giorno di fila, sto bene. Grazie ad un sentimento tiepido. Ad un imprevisto. Al canale. Al ricordo. All’amica di avventure. Ai maestri. Sono distante ma non sono andata via. E contemplo tutto e stavolta provo a farlo senza guardare troppo avanti. Non c’è bisogno. Siamo qui.

Il rende-vous delle piccole cose

É piccolo. Siamo in pochi. C’è tempo. Qualche famiglia, sicuramente. Lo sconosciuto. E poi arrivano. Ad intervalli irregolari. E guardano. Prestano gli occhi all’opera. Ed il teatro geme. Briciole, la valle delle lacrime, chiacchiere che diventeranno sonate. È così. In un teatro dietro, all’angolo; è meraviglioso. Non deve essere perfetto. Siamo contenti. Vino rosso, pasticcini al cocco fatti con la mamma, la stanza dello sfogo e la danza classica. Barbablu. Anche, accade un pensiero proibito. Giovane quanto il fanciullo degli altri. 21 rintocchi al polso. Mi gira la testa – piano non fa male – ed allora mi domando come prendere queste esili felicità. Le loro guance rosse, le braccia nervose, la voce spezzata, lucide fino ai polmoni vicine di banco dai tempi della scuola. Mi sembra una canzone – la serenata degli adolescenti – così. Resto così anche nel letto. La notte è tiepida e questa notte non ho paura.

I pezzi non funzionano, ma io credo nel tutto

ed io non lo so. perchè non sono capace di leggere i massimi sistemi. le strategie internazionali. e mi sento ignorante. a tratti consapevolmente indifferente. quindi criminale. però a tutte queste facce arrabbiate. alle chiacchiere sul caffè. ed alle certezze di come andrà il mondo da domani … io non lo so. però mi viene da restare, ancora di più; vicino estremamente vicino a chi mi è accanto e partire dall’unica dimensione che sono in grado di conoscere. di provarci, quanto meno e senza statistiche, voti, oppure opinioni. l’altro. e me. perchè esiste anche una politica privata. intima. poetica. e vado a rileggermi i padri di quella poesia che faceva politica perchè alla base di ogni piramide c’è sempre l’uomo. l’uomo senza nome soprattutto ma che può con un gesto (apparentemente) invisibile compiere rivoluzioni.

Intanto che ci sei

facciamo tanta più esperienza che possiamo dell’altro poichè siamo sempre in tempo a restare soli e dover fare i conti unicamente con noi senza sconti, ne distribuzioni di colpa