Manca poco alla profezia

Scende il buio nella cava. E loro arrivano. Con le pance spalancate. In fiore. Torce, cannocchiali e dita per trovare il cielo esatto. Diverso da ogni altra notte. Che δεινός si compia. Manca poco alla profezia. Corra il testimone a riprendere il lieto evento e credete senza remore al miracolo del coro in cammino.

Dire si come Joyce

Se non ché mi resta del tempo per rifare ogni cosa da capo – ed allora raccolgo i denti caduti fuori nel piatto e li rimetto dentro più o meno ordinati per una fragorosa risata. Non è tardi. Ed allora forza – mi dico – taci le lacrime inutili e ricomincia umile la salita verso la montagna perché qualcosa ti attende se ti muovi. Senza correre. Un piede dietro l’altro. E la certezza assoluta che ne valga la pena.

Nonostante la pioggia

” benché abbia nevicato. ci sia stata nebbia. grandine. sole. e di nuovo il pavimento bianco. benchè tu abbia incontrato le bugie, l’oracolo, e la donna divisa a metà. benchè cado, piango, e tengo. benchè i maestri, il padre, le famiglie e le sorelle. benchè i baffi, Demian, Frida, e l’uomo nero. benchè accada da sempre del dubbio. io ne sono certa. con te. e solo con te. amico mio”

Amami e fammi bastare

Amami. Con un amore che esplode. Amami e fammi esistere. Amami con gli occhi esausti. Per il troppo guardare. Amami con il sudore. Con le notti in bianco. Con le stanze che si restringono. Amami e fammi bastare. Pesare l’universo sulle dita. Amami come femmina. E come creatura. Amami senza ritegno, vergogna o paura. Ama lo sporco, il nero, l’ombra e ti darò il cielo, la luce e la vita. Amami e resta così per delle ore inerte senza capire cosa accade. Resta così.

Hai fatto male al mio volto

Eppure mi hai fatto male. Smetto di sapere cosa posso essere. E scivolo. Ho preso una storta al costato. Allora resto un poco appoggiata, stamani, e sento la faccia cambiare dei pezzi.