Ciao, maestro

Ciao Umberto. ti sono grata. mi hai reso testarda negli anni dell’adolescenza. mi hai dato le forbici per tagliare la carta. continuamente. sempre. buon viaggio nel regno dei rari.

Il confine di una personalitá

Tanti auguri Manuel Cappello. ti dedico un ritratto sobrio tutto sommato. ma vero. poiché racconta il confine della tua personalità. cavaliere Don Chisciotte e D’Artagnan. quel genere di timidezza dei baroni rampanti. quel genere di apparente indifferenza dei principi. quella rivolta a bassa voce delle rivoluzioni. quel genere di cuore dei poeti. a te, che ci sei sempre stato e sempre ci sarai. ti voglio bene.

Le fotografie che io conservo di te

È così. Non basterebbero le parole nemmeno a me. Nemmeno al poeta che potrò divenire un giorno. Non ci sarà mai abbastanza da dire – da scrivere – per te. Per noi. Noi perché é come se anch’io un poco sono venuta al mondo con te. E cerco un linguaggio bambina per farti gli auguri. Nessun virtuosismo. Solo questo. Mi appartieni. Ti appartengo. In un modo altro rispetto la convenzione della definizione. Ricordo la prima panchina quella notte e tu che mi chiami Frida che poi divenne il nome del piccolo cane volpe. Ricordo la nostra Gubbio ed i maestri. Ricordo Dante sul soppalco. Ricordo tuo padre ed il pranzo, il giardino. La Croazia e l’uomo nudo che corre. Le incomprensioni, il mio difetto di realtà e la tua enorme famiglia straordinaria. Ricordo il primo abbraccio. Ricordo Giorgio e Martino. Gli alfieri. Ricordo il bacio in bagno. Ricordo e non ci può stare tutto qui adesso in questo surrogato di biglietto romantico. E ricorderò per sempre il futuro insieme. Sei un essere speciale Luca Nava Auguri. Uchiami.

La mia metá non crudele

questo è il punto. occuparmi di loro. perchè il genio talvolta è muto. sghembo. dimezzato. eppure balbuziente. ho visto tanta di quella “arte” ben impacchettata esposta in grandi sale bianche con lo smalto – affari di mercato, retorica e full poker. qualità crudeli. che ho. ma qualcuno ha cresciuto anche l’altra metà. e sono mezza scema. mezza stupida. mezza idealista. mezza poeta. e voglio che il vapore sciolga gli agenti chimici. e voglio portare in superficie i principi della rivoluzione. dedico me stessa al timido introverso con le mani agitate nel sonno.

A volte papà é Deborah

“Mi fa volare come un aeroplano! Mi tengono finché c’é luce nella stanza. Anna canta appoggiata allo stencil. Quello fluorescente. Deborah mi ruba il naso prima del latte. poi restano al buio ad ascoltare la bocca. A volte papà é Deborah. A volte papà è Anna. E così vale per mamma. Non sono confuso. Sono loro figlio. Dalle tacche incise nel legno. Fino allo stadio della partita di calcio. Sono il portiere. Licia é la mia fidanzata. Adora le lasagne di Anna. Invidia i capelli di Deborah. Si – e lo so – non possono avermi fatto su un letto. Insieme su un letto mi hanno voluto. Più di chiunque. Ed io c’ero. Ero lì. Pronto per l’universo. Con l’enorme fortuna di essere già chiamato a gran voce. Mio padre? Gli sono grato. Per Deborah. Per Anna. Per i miei segni. E sono felice.” Giulio