Amato veleno

sai di cianuro quando parli così. sai diventare un bambino che sbatte le mani dentro la minestra calda. della fondina dipinta a mano. sai diventare un vecchio che cammina fra le lapidi e le chiama per cognome usando la bavetta come appellativo d’affetto. sai diventare una pettegola con i peli intrisi di sapone. sai essere l’uomo nero, la fatina dei denti, ed il vento che muove gli spiriti in un colpo di tosse. sai cucinare una torta all’altezza delle boulangerie e ridere degli infilatori per i cani che non ce la fanno. ti lasci qui – un poco in disuso – come le “rupestri” – solo per i rari. ed io ti guardo senza capire ogni cosa. ma cerco di stare. di prendere un pezzo da portare fuori. al macellaio, al madonnaro, al poeta eppure alle madri. eppure alle mani tagliate in segno di grazia per le muse. sai di miele quando fumi e da molto fumi.

In onore di Vanni Rota

l’ho promesso. ed il toro si è scontrato con la pecora. allora fiumi di sangue denso, grosso proprio ingordo sono affluiti fino agli ultimi nati. ed è giunta l’ora dei sacrifici. chi metteva sul fuoco la carne degil avanzi, chi si strappava dall’ascella pezzi di corpo. non c’era nessuno rimasto in disparte. era una folla di fedeli cantati. le ugole sguaiate. non si capiva bene quale fosso il Dio risorto ma era accaduto e qualcuno aveva spostato le pietre. chiamate Maria. chiamate Maddalena. Chiamate il gallo che canta più di tre volte. fate diventare le croci delle panche. e sedetevi tutti alla destra dell’unto. arriverà latte, arriverà miele dentro trote sventrate. si doreranno le lische e si useranno come aspensori. benedite il verme. ed immergete nell’aceto la mela con lo zucchero. siate pronti con le ortiche per il forestiero – già si sente da lontato il trotto del suo trambusto. il toro giace in agonia. e la pecora ride e perde lana.

Punto fermo

Che si dica come credete ma guardare una giovane sposa futura madre é un’emozione profonda e fotografare il suo grande giorno un onore intimo. E per inciso ogni tipologia di unione é sacra. Senza sesso. Ne gusto. Ne bandiera. L’amore non ha e non deve avere postille di esclusione!

Parla una mamma: apologia dei fazzoletti

No. Assolutamente. Mia figlia li butta i fazzoletti che trova nelle scatole. Pensi, quando ai nostri tempi per una ragazza il fazzoletto ricamato significata tutto. si rideva dietro al fazzoletto, si mangiava e si piangeva. Non le spedisco più i fazzoletti. Oggi si fa tutto sotto la luce del sole – in modo sboccato ed animato. Tra non molto le persone cammineranno con i pop corn e gli occhiali 3D. No. Assolutamente. Io mia figlia non la capisco più. Ma siamo gente d’altro tempo. Cosi dicono. Che ci mettessero in un luogo protetto e vedessero loro come si torna da capo a fare funzionare le piccole cose. Ed io inizierei con i miei fazzoletti. Collezionati, custodini, comprati e fabbricati – nell’ultimo cassetto accanto al letto. Si, anche stirati. Perchè non restiamo in molti, sa, i nuovi genitori sono già diversi da noi – e qui urge una rivoluzione altrimenti da lassù qualcuno inizierà a perdere sangue dal costato. Di nuovo.