La forza che serve

A Massimo De Pascale Ci sono fiori che vanno colti quando il gambo ha steso l’impronta fino al centro della terra. ci vuole la forza di un uomo folle sotto la pioggia per estrarre l’uncino di Dio. i giochi dei bambini che sostituiscono dinosauri alle bambole, gli occhi lunghi del caledeiscopio, e la neve sulle biciclette rosse. ti ho incontrato quando pesavo tre papaveri ed ho inghiottito spine per entrare nel tuo giardino e ci è voluto il tempo di amanti ed oleandri per sfiorarti appena e sentire l’odore di casa. eccoci, stretti sopra le ortiche, a dividere le bacche dai funghi – eccoci addormentati insieme smessi dall’attesa. eccoci, legati come il coro dei latrati.

Fedele ad iniziare

alla mattina ci si metteva in cerchio, e quella più grande fra noi iniziava ad intrecciare i capelli alle altre. tenevo sul palmo una farfalla e speravo davvero la pelle ne inghiottisse le piccole ali. ero tra le mezzane e la mia treccia si chiudeva verso le 8:09 am. poi infilavo veloce gli indumenti bianchi, stesi al sole del gallo; e pregavo. non so cosa pregassi veramente. ero semplicemente fedele al giorno che stava per iniziare.

Una fotografa pulita

“seguimi. in Sardegna. poi si ritorna. a Bergamo” “perchè?” “perchè potrai fotografare tutte le notti ed ogni notte sarà diverso. io ti proteggerò. io poserò. hai paura?” “no.” le prime luci aprivano il cimitero al commiato. Sandy lo guardava gettare i fazzoletti appallottolati pieni di seme e sperma opaco. pulire con un aspirapolvere grandezza borsetta i sedili posteriori. e sorridere torcendo il collo – nessun imbarazzo ma un’enorme tenerezza acre. Sandy come la fanciulla mai avuta. Sandy come lolita urbana. Sandy come perversione inaspettata. ma Sandy non si sarebbe fatta toccare da quel meraviglioso peccato. lei aveva dei valori. lei era figlia di credenti. lei si trovava lì, soltanto per lavoro. Sandy scattava i posti dello scambio. Voleva assomigliare alla sua beniamina; a Nan Goldin. Sandy aveva sentito parlare del vialone e delle macchine posteggiate a buio fatto. Sandy aveva iniziato a guardare l’uomo appostata. lo aveva guardato a lungo, spogliare il ragazzino allegro accondiscendente con le lentiggini sul collo. dopo il fatto concluso veloce e muto si erano rivestiti e salutati. con cortesia. Sandy aveva fatto uno scatto buono, con il teleobiettivo di Mario. e l’uomo all’improssivo l’aveva raggiunta. un colpetto di tosse, il sopracciglio alzato e l’iride verde spiga. “Corrado” “Sandy” “sei una fotografa?” “una specie” (…) Sono le 8:35 minuti di Domenica. E Sandy non è tornata a casa.

Amare il canto del gallo

non sia mai detto che un giovane artista lavori. perchè lui, imbecille; non garantisce il flusso dell’economia anzi se può la rallenta fino a fermarla. nella convinzione però, cari burocrati; che dove l’economia si ferma inizia l’uomo. certo, è faticoso, ci siamo dimenticati dell’uomo. di come è fatto. ci siamo dimenticati di quando si lavoravano i campi diventando ruscelli passeggiatori sotto al sole ma la sera, la sera … ah … si andava ad ascoltare un cantastorie e vedere le ombre dietro al lenzuolo del bucato danzare. ed il contadino baciava le mani del poeta errante. mani non bucate, prive di calli, e talvolta persino decorate. ma mani indispensabili alla fatica perchè chiavi del sogno. il sogno del contadino che garantisce di scambiare il canto del gallo per vera musica e non condanna. siamo stati fatti per combaciare. non per prevaricare.

Happy Birthday

sia un anno di fede ed inutilità. di bellezza e forza. un anno di vestizione affinchè la Papessa possa scrivere da cieca. vi ringrazio e v’invito a con-vivere i miei 30 anni. Vostra.