Non sei chi dicono

non ho ode abbastanza per chi resta a guardare. ti porto sul grembo all’indietro. si rovesciano i capri. si alzano le campane. suonano a festa, la festa dei ciechi. dei sordi. dei menomati. voglio mangiare tutte le gobbe. sei pesante e sudo. per il niente e per coloro che indicano. non sei chi dicono, fantoccio e giostra delle meraviglie – veni qui e riempi di latte i poeti. cantate alle perle equazioni poichè esse nascono da parassiti. madonna che nutri il gallo e Giuda, madonna amica della Maddalena, madonna morta e non risorta – madonna piangi perchè mi hai esaurito i piedi ed io ho conquistato il mondo. ed ora vi dico, unitevi in processioni ed andate – camminate finchè vi sarà parso inutile quello che avete lasciato. questa notte pensate alla vittoria. alla fatica. alla bellezza. del brutto baco di seta affamato futura falena. dei folli matti linciati dimenticati. e fate piano. rallentate le finestre. ed abbiate sete.

Prendo fiato e ti sorrido

piena di fazzoletti nelle pieghe di lenzuola sudate. senza abbastanza aria per tenere la bocca chiusa. ancora una volta fragile nel corpo che giace. e tu – mi fai sorridere e sperare che il mago non compia trucchi per fare la prossima magia!

Prepariamoci, a salvare un commiato

ho preso le pupille per lasciarti più spazio nell’ora della veglia. Potessi, ti farei sentire il sapore dell’elettricità. prude la passamaneria, e gli uccelli scambiano per bacche il vermiglio. ti adoro mentre slavi il pieno e ti buchi. adesso aspettiamo, è ancora presto; ma vale la pena iniziare a prepararsi – tu indossa tutte le perle ch’io mi spoglio lenta e confeziono i nodi. tesoro, non imparare nessuna lingua – quando ti metteranno l’organo basterà il tuo fiato per radunare le capre ed i galli. la tua bellezza salverà il mondo – o quanto meno ne garantirà il commiato.

La mia amica segreta

preparando la maratona. ti sdraio. ci misuriamo. nella cattedrale per terra. allora non sento più la fatica. il fallimento. e mi rivedo bambina. giocare con i grani e l’ostia. corro veloce, per suonare la campana, e fare prima. prima di tutti. e ci resto appesa. perchè la campana è grossa. ed io sono solo una piuma.

Il gesso nelle unghie

Che la mano si sollevi dall’aggrumolo di gesso – ho un panno per togliere dalle unghie lo scarto – galleggerà insieme agli occhi di maria nel catino della serva – imparerò il nome di ogni gesto. conoscerò la fine perchè sentirò sulle scapole l’uncino sostituire l’organo.