Oscillazioni profonde

Hai lasciato la luce accesa nella notte del fango e della bufera. Mi hai raccontato con il sudore freddo di quando eri bambina. Ci siamo addormentate con la mano protesa nel vuoto, da un letto all’altro; in cerca della nostalgia. Poi – si è fatto il giorno. Al caffè, indossavi l’ampia borgiera. Eravamo tornate al “Voi”. Mi guardavi, come si guarda a Morgana. E non ti fidavi più delle intimità. Eravamo tornate a prima, prima della sopravvivenza.  

Non ti addormentare con il gas acceso

ci siamo fatti delle promesse. a torso nudo e con una canotta che mostra la pancia. potevamo essere due poeti, all’ingresso di qualche bordello. in cerca di lustrini per le nostre piume. sarà cosi, sarà per vent’anni un gioco all’ultima corriera. mi raccomando non ti addormentare con il gas acceso, la rivoltella carica, le pillole rotte a metà. non ti addormentare. veglia.

Una leggerezza dalle radici profonde

Ti senti, ridicola, rispetto la sproporzione dei sentimenti. Hai le allucinazioni ed i sentimenti portano le facce dei mostri. Vuoi scappare, ma resti : ti hanno educata alla condotta. Cambi nevrotica le immagini del profilo, di ogni profilo. Lo stato, di ogni avatar. Ingenua che parlare alla folla, nella folla; sortisca qualcosa. Qualsiasi cosa.

Lo scopo di un divieto

Voglio costruire case sugli alberi. Senza che mi scopi. Voglio stare sulla punta più alta che riesco, con te. Senza che mi scopi. Voglio giocare fino tarda notte con le canne di bambù. Senza che mi scopi. Voglio scivolare nel fango e buttarti giù. Senza che mi scopi. Voglio mettere nelle buche delle lettere le nostre poesie. Senza che mi scopi. Voglio che ci guardiamo nudi all’ora del sonno. Senza che mi scopi. Voglio giocare e correre a perdere il fiato. Senza che mi scopi. Voglio leggere tutto per intero un romanzo russo. Senza che mi scopi. E la Nouvelle Justine. Senza che mi scopi. Voglio camminare sui talloni screpolati e vedere oltre la siepe. Senza che mi scopi. Voglio fare mille ed uno di questi elenchi. Senza che mi scopi. Senza accompagnarti dal terapista. Senza sentirmi infantile. Senza genere. Senza avere un sesso di ritorno. Senza finire per inventarmi una malattia, una gravidanza, oppure l’esorcista. Senza ridurmi ad essere crudele. Pur di salvaguardare tutto questo. Questa cruna dell’ago. Voglio stare cosi – meno comprensibile alle buone maniere e più vicino ad Artaud.

L’immagine involucro nostro

La bambina. E la donna. Davanti allo specchio. In mezzo alla vita. Cosa mostriamo di noi, a chi desideriamo ci guardi? Scopro d’essere femmina nel bagno d’una sorella. Mi rivedo con le ginocchia graffiate, in uno scatto al volo dell’uomo per cui ho smarrito il galateo e scoperto lo zoccolo. Cosa mostriamo di noi, a chi desideriamo ci guardi? E noi – fintanto finiamo di essere ciò che desideriamo ed iniziamo a portarci a riva? Semplicemente …