E fiera nelle mie buche

Maestra. Mi hanno riempito di zucchero la bocca. E godo ingenua della parola reale. Desidero fare bene. Anzi meglio. Nessuna rivalità. Sono responsabile di te. Mi riguardi intimamente fino l’ultimo fiato. Ed ecco – prendi ogni cosa – perchè dove puoi portarla saremo meno soli. Basta. Scarto il superfluo e mi tengo la gioia. Piccola, minuta che sia. Solo la gioia. Delle calze di seta. Viola. E dei fiori. Stranamente tutti fucsia. Ho 32 anni e sono grande. Tengo la finestra aperta perchè mi piace sentire gridare i bambini. E giocare. Se posso. Mentre sbaglio il bottone testarda nelle mie lentezze. E fiera nelle mie buche. Sarà per ognuno amore quando potremo combaciare altrimenti lascerò perdere la stolta volontà di piacerti ed ascolterò della musica. Ho 32 anni e c’è bisogno di più trombe, violini, code, fiati e pesci. Pesci d’oro naturalmente. Barbara. Con i demoni e la realtà. Con il principe che m’aime. Così scrive. Con le sorelle. Con l’imprevisto universo fuori l’insonnia e le tisane alla malva. Perchè non c’è d’aver paura. Paura di cosa? Siamo in molti. Basta toccarci e sentire cosi che la paura è solo il ricordo dell’ultimo tocco. Ho 32 anni e sebbene non cambierò il mondo ed il mondo non cambierà sono più felice. Perchè a 31 anni mi hanno donato 365 giorni di fede. Ed oggi al mio secondo giorno io credo. E credo forte. E credo che non è la fine. Se restiamo prossimi. Ho 32 anni. E ti aspetto. Grazie.

Possano diminuire le cose

Vorrei poter avvicinarmi a me stessa – dove basto e dove servo e dove sono puro dono, dono trasparente. Vi chiedo delle sorelle, e di non dimenticare mai quanta bellezza dimora l’umanità. Nemmeno con la paura. Nemmeno con l’invidia. Nemmeno con le buche. Nient’altro. Possano diminuire le cose. Possa guardare il cielo. Ascoltare il vento. Muovere la bandiera. Camminare. Tremare il labbro. E danzare – danzare a dismisura. Coro, anima e popolo.

Sto con il vento

Seguo la mano ben alzata per non perdere l’orientamento e giro – giro – giro : sgocciolo fuori l’acqua sporca e sto. Sto con il vento.

La radice della mancanza

T :”Mi mancavi” S : “Hai paura?” T : “No! Mi mancavi” S :”Adesso sono qui. Finché non arriva il sogno” A : “Mi tirava i peluche!” S : “Si. Perché era triste. A volte quando i bambini sono tristi fanno cose … cose …” T : “Meschine!” A : “Fastidiose!” S : “Si … (sorrido) fanno cose capricciose. Ma adesso sono qui” T : “Adesso allora non mi manchi piu” … AH … se facessimo anche noi esseri grandi così e con più semplicità potessimo dire quanto ci manchiamo invece di fare cose meschine e fastidiose al genere umano

Meno di un bambino

Semi di girasole neri. Con le uova avanzate una frittata per tre. I gemelli si stringono lievi sul passo per Orfeo. Lei finge con indifferenza il capo opposto del letto ma incalza il piede candido sotto le mie ginocchia. Lui ripete parole del film e sorride – sorride tantissimo. Ho il cuore pieno di qualcosa indicibile a dirsi. Di un bianco purissimo e di tale bontà da farmi sentire minore. Minore rispetto loro – i bambini felici. Così arriva la notte e mi pare meno feroce. Anzi addirittura mi pare una notte incantata.